Campo di concentramento di Fonte d'Amore. Sulmona

4.4/5 based on 8 reviews

Contact Campo di concentramento di Fonte d'Amore. Sulmona


Via Fonte D'Amore, 1, 67039 Sulmona AQ, Italy
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Mauro Giampietro on Google

Posto pieno di fascino e di dolore, unico campo di concentramento dove furono internati prigionieri della I e II guerra mondiale. In zona eremo papa Celestino V, tempio Ercole Curino.
Place full of charm and pain, the only concentration camp where prisoners of World War I and II were interned. In the area, hermitage Pope Celestine V, Ercole Curino temple.
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Massimo Tardio on Google

Fonte d'Amore, fontanile che si è voluto fare assurgere a luogo di ispirazione di Ovidio. Un tempo copiosa fontana di acqua ormai ridotta a un piccolo filo d'acqua. Verso la montagna Morrone c'è un importante sito archeologico che nei secoli scorsi veniva indicato con le Poteche o Villa d'Ovidio, attualmente viene individuato come Tempio di Ercole Curino
Fonte d'Amore, a fountain that has been made to rise to Ovid's place of inspiration. Once a copious fountain of water now reduced to a small trickle of water. Towards the Morrone mountain there is an important archaeological site that in the past centuries was indicated with the Poteche or Villa d'Ovidio, currently it is identified as the Temple of Hercules Curino
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massimo dg del guasta on Google

a dire il vero lo si vede solo dall'alto, da s. Onofrio. Appare pieno di erbacce e nascosto alla vista, in abbandono assoluto come tante are militari oramai inutili. Essendo un luogo della memoria dovrebbe restare aperto al pubblico come tanti inutili forti della prima guerra mondiale, sulle Alpi. Ma forse ancora ci son degli scheletri negli armadi.
to be honest you can only see it from above, from s. Onofrio. It appears full of weeds and hidden from view, in absolute abandonment like so many useless military altars. Being a place of memory it should remain open to the public like so many useless forts of the First World War, in the Alps. But maybe there are still skeletons in the closets.
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Ezio Liberatore on Google

Campoda visitare per vedere e cercare di capire tutte le atroci sofferenza a cui erano sottoposti i prigionieri . Per vitarlo bisogna prenotare
Visit Campoda to see and try to understand all the atrocious suffering to which the prisoners were subjected. To vitarlo you have to book
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Mario Salzano on Google

Il contesto storico di riferimento: Il 20 gennaio del 1916, a Sulmona, in località Fonte d’Amore, si iniziò la costruzione di un campo per il concentramento dei prigionieri di guerra; uno dei 108 luoghi di internamento sparsi sul suolo nazionale che, come quello della vicina città di Avezzano, risultò essere, per estensione, capienza e funzioni, tra i più importanti d’Italia. Secondo il progetto degli addetti del Genio militare, sia il campo di Fonte d’Amore che quello del capoluogo marsicano avrebbero potuto ospitare fino a diecimila prigionieri e oltre un migliaio di soldati italiani addetti ai servizi di guardia. Tra il 1916 ed il 1919 a Sulmona transitarono diverse migliaia di soldati appartenenti ai gruppi nazionali che costituivano l’Impero della Duplice Monarchia. Secondo i dati anagrafici dei 389 prigionieri deceduti a Sulmona, di cui la quasi totalità nell’infermeria del campo di Fonte d’Amore, è stato possibile tracciare un profilo, seppur provvisorio, degli internati che in quegli anni occuparono le baracche ai piedi del Monte Morrone. Oltre alle nazionalità più rappresentate per numero di prigionieri internati, come nel caso dei cechi, degli ungheresi e dei romeni, al campo di Fonte d’Amore furono rinchiusi: slovacchi, bosniaci, sloveni, galiziani dell’Europa orientale, soldati provenienti dalla Bucovina, polacchi, austriaci e tedeschi. I prigionieri di Fonte d’Amore rappresentavano almeno 12 differenti comunità linguistiche e un ricco patrimonio etno-confessionale; oltre alla religione cristiano-cattolica, la più rappresentata per numero di credenti, è stata accertata la presenza di fedeli di rito cristiano-ortodosso, di protestanti, di musulmani, di ebrei, e di alcuni movimenti cristiani particolari come l’Unitarianismo. I Legionari Cecoslovacchi a Fonte d’Amore. Dall’8 al 10 aprile 1918, a Roma, in una delle sale del Campidoglio, si tenne il Congresso delle nazionalità oppresse dall’Impero Austro-ungarico. Il risultato più importante scaturito dall’incontro romano fu ufficializzato il successivo 21 aprile con la ratifica del Patto di Roma; secondo le clausole degli accordi, il Ministero della Guerra italiano riconosceva ufficialmente alla costituenda Legione Cecoslovacca lo status di esercito co-belligerante nella guerra comune contro l’Impero austro-ungarico. La Legione fu fondata con lo scopo di combattere al fianco dei soldati italiani per l´indipendenza di quei territori che avrebbero costituito la futura Repubblica di Cecoslovacchia, Stato comune dei cechi, degli slovacchi e di altri gruppi nazionali della Regione. Dal mese di febbraio del 1918 fino alla ratifica dei Trattati di Pace, i prigionieri di nazionalità ceca e slovacca furono accolti principalmente nel campo/deposito di Fonte d’Amore a Sulmona. Qualche mese prima, il Campo era stato scelto come “deposito” per il reclutamento, l’addestramento e lo smistamento dei prigionieri cechi e slovacchi che avrebbero dichiarato la propria lealtà alla causa nazionale per l’indipendenza della propria patria, pur conservando alcuni settori per gli altri internati comuni. Durante l’estate del 1918, a Sulmona fu censita la presenza di circa 8.000 prigionieri; tra questi, molti furono coloro che decisero di arruolarsi nella Legione Cecoslovacca. La collaborazione tra l’Esercito regio italiano e le due divisioni militari che nacquero dall’esperienza dei Legionari contribuì in maniera decisiva alla nascita della Cecoslovacchia, avvenuta ufficialmente il 28 ottobre del 1918, in seguito alla solenne dichiarazione d’Indipendenza celebrata a Praga.
The historical context of reference: On January 20, 1916, in Sulmona, in Fonte d'Amore, the construction of a camp for the concentration of prisoners of war began; one of the 108 internment sites scattered across the country which, like that of the nearby city of Avezzano, turned out to be, by extension, capacity and functions, among the most important in Italy. According to the project of the military engineers, both the Fonte d’Amore camp and that of the Marsican capital could have accommodated up to ten thousand prisoners and over a thousand Italian soldiers assigned to guard services. Between 1916 and 1919 several thousand soldiers belonging to the national groups that made up the Empire of the Dual Monarchy passed through Sulmona. According to the personal data of the 389 prisoners who died in Sulmona, almost all of whom in the infirmary of the Fonte d'Amore camp, it was possible to trace a profile, albeit provisional, of the inmates who in those years occupied the barracks at the foot of Mount Morrone. In addition to the most represented nationalities in terms of number of interned prisoners, as in the case of the Czechs, Hungarians and Romanians, the following were locked up in the Fonte d'Amore camp: Slovaks, Bosnians, Slovenes, Galicians from Eastern Europe, soldiers from Bucovina, Poles, Austrians and Germans. The prisoners of Fonte d’Amore represented at least 12 different linguistic communities and a rich ethno-confessional heritage; in addition to the Christian-Catholic religion, the most represented by number of believers, the presence of faithful of the Christian-Orthodox rite, Protestants, Muslims, Jews, and some particular Christian movements such as Unitarianism has been ascertained. The Czechoslovakian Legionaries at Fonte d’Amore. From 8 to 10 April 1918, in Rome, in one of the rooms of the Capitol, the Congress of the nationalities oppressed by the Austro-Hungarian Empire was held. The most important result resulting from the Roman meeting was made official on the following 21 April with the ratification of the Pact of Rome; according to the clauses of the agreements, the Italian Ministry of War officially recognized the status of a co-belligerent army in the joint war against the Austro-Hungarian Empire to the newly formed Czechoslovakian Legion. The Legion was founded with the aim of fighting alongside the Italian soldiers for the independence of those territories that would constitute the future Republic of Czechoslovakia, a common state of the Czechs, Slovaks and other national groups of the Region. From February 1918 until the ratification of the Peace Treaties, the prisoners of Czech and Slovak nationality were mainly welcomed in the camp / deposit of Fonte d’Amore in Sulmona. A few months earlier, the Camp had been chosen as a "repository" for the recruitment, training and sorting of Czech and Slovak prisoners who would have declared their loyalty to the national cause for the independence of their homeland, while retaining some sectors for the other common internees. During the summer of 1918, the presence of about 8,000 prisoners was surveyed in Sulmona; among these, many were those who decided to enlist in the Czechoslovakian Legion. The collaboration between the Italian Royal Army and the two military divisions that arose from the experience of the Legionaries contributed decisively to the birth of Czechoslovakia, which officially took place on October 28, 1918, following the solemn declaration of Independence celebrated in Prague.
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Ted Murphy on Google

Takes you back in time
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Audrey Edwardson on Google

So full of history and in such a beautiful place ,the heart of Abruzzo.The local Italian people many of whom risked their lives to help prisoners escape from the Germans during the second world war have merited the thanks of so many prisoners who lived
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J B on Google

Visited this POW camp near Sulmona,on the rare occasioni That it was open.There were 2 Italian guides ,one talking about WW1 and the other WW2.Kate translated what they said in English.A very interesting 1.5 hours.Definately go if you have the opportunity and are interested in history.Grafitti from the site pictured

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