Monuments to Pietro Micca

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Via Cernaia, 10122 Torino TO, Italy
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Rappresentativo soprattutto per la città di Torino che sia collocato in prossimità del mastio della cittadella. Molto bello
Especially representative for the city of Turin that it is located near the keep of the citadel. Very beautiful
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Il monumento venne collocato nel 1864 davanti al Mastio della Cittadella per omaggiare l'azione calorosa di un minatore dell'artiglieria che nell'azione per fermare una pericolosa incursione dell'esercito francese nei cunicoli della Cittadela, vi peri, l'azione è quella dell'assedio del 1706.
The monument was placed in 1864 in front of the Mastio della Cittadella to pay tribute to the warmth of an artillery miner who, in action to stop a dangerous incursion of the French army into the tunnels of the Cittadela, perished there, the action is that of the siege of 1706.
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Pietro Micca – vero nome Pierre Micha[1] – (Sagliano Micca, 5 marzo 1677[2] – Torino, 30 agosto 1706) è stato un militare italiano. Arruolato come soldato minatore nell'esercito del Ducato di Savoia, è storicamente ricordato per l'episodio di eroismo nel quale perse la vita e che consentì alla città di Torino di resistere all'assedio francese del 1706, durante la guerra di successione spagnola. Biografia Si sa poco sulla sua persona prima del gesto, tranne che proveniva da famiglia modesta. Nacque dal matrimonio tra il muratore Giacomo Micca, nativo di Sagliano, oggi Sagliano Micca, piccolo centro della bassa Valle Cervo unito all'antica Andorno Cacciorna, oggi Andorno Micca con Anna Martinazzo, originaria della frazione Riabella di San Paolo Cervo. Il 29 ottobre 1704 sposò Maria Caterina Bonino, e ne ebbe il figlio Giacomo Antonio (1706-1803). Pietro Micca lavorò inizialmente come muratore. Rimasto disoccupato, si arruolò nella compagnia minatori nell'esercito sabaudo, allora impegnato nella guerra di successione spagnola (1702-1714). Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706 – in pieno assedio di Torino da parte dell'esercito francese – forze nemiche entrarono in una delle gallerie sotterranee della Cittadella, uccidendo le sentinelle e cercando di sfondare una delle porte che conducevano all'interno. Pietro Micca – conosciuto col soprannome di Passepartout – era di guardia ad una di queste porte insieme ad un commilitone. La tradizione narra che i due soldati sentirono dei colpi di arma da fuoco e capirono che non avrebbero resistito a lungo: decisero così di far scoppiare della polvere da sparo (un barilotto da 20 chili posto in un anfratto della galleria chiamata capitale alta) allo scopo di provocare il crollo della galleria e non consentire il passaggio alle truppe nemiche. Non potendo utilizzare una miccia lunga perché avrebbe impiegato troppo tempo per far esplodere le polveri, Micca decise di impiegare una miccia corta, conscio del rischio che avrebbe corso. Istintivamente, quindi, allontanò il compagno con una frase che sarebbe diventata storica: «Alzati, che sei più lungo d'una giornata senza pane»,e senza esitare diede fuoco alle polveri, cercando poi di mettersi in salvo correndo lungo la scala che portava al cunicolo sottostante. Micca morì travolto dall'esplosione e il suo corpo fu scaraventato a una decina di metri di distanza. Fu sepolto in una tomba comune. L'ubicazione della scala su cui avvenne il gesto si è avuta soltanto nel 1958 grazie alle ricerche del generale Guido Amoretti (1920-2008), appassionato archeologo e studioso di storia patria. In una supplica inviata al duca Vittorio Amedeo II il 26 febbraio 1707, la vedova di Pietro Micca chiese una pensione. Nella richiesta è scritto che il marito eseguì un ordine del colonnello Giuseppe Amico di Castellalfero, magari offrendosi volontario «invitato dalla generosità del suo animo a portarsi a dare il fuoco a detta mina, nonostante l'evidente pericolo di sua vita». La vedova Maria Bonino ottenne un vitalizio di due pani al giorno e si risposò nel 1709 con un certo Lorenzo Pavanello, da cui ebbe il figlio Francesco.
Pietro Micca - real name Pierre Micha [1] - (Sagliano Micca, 5 March 1677 [2] - Turin, 30 August 1706) was an Italian soldier. Enlisted as a miner soldier in the army of the Duchy of Savoy, he is historically remembered for the episode of heroism in which he lost his life and which allowed the city of Turin to resist the French siege of 1706, during the Spanish succession war. Biography Little is known about his person before the gesture, except that he came from a modest family. It was born from the marriage between the bricklayer Giacomo Micca, a native of Sagliano, today Sagliano Micca, a small town in the lower Cervo Valley combined with the ancient Andorno Cacc Refresh, today Andorno Micca with Anna Martinazzo, originally from the Riabella district of San Paolo Cervo. On 29 October 1704 he married Maria Caterina Bonino, and had his son Giacomo Antonio (1706-1803). Pietro Micca initially worked as a bricklayer. After being unemployed, he enlisted in the miners' company in the Savoy army, then engaged in the Spanish succession war (1702-1714). On the night between 29 and 30 August 1706 - in full siege of Turin by the French army - enemy forces entered one of the underground tunnels of the Citadel, killing the sentries and trying to break through one of the doors that led inside. Pietro Micca - known by the nickname Passepartout - was on guard at one of these doors together with a fellow soldier. Tradition has it that the two soldiers felt gunshots and understood that they would not be able to resist for a long time: they decided to detonate gunpowder (a 20 kg barrel placed in a ravine of the tunnel called the high capital) for the purpose to provoke the collapse of the tunnel and not allow the passage to the enemy troops. Not being able to use a long fuse because it would take too long to detonate the powders, Micca decided to use a short fuse, aware of the risk he would run. Instinctively, therefore, he pushed his companion away with a phrase that would become historic: "Get up, that you are longer than a day without bread", and without hesitation he set fire to the dust, then trying to save himself by running along the staircase that led to the tunnel below. Micca died overwhelmed by the explosion and his body was thrown about ten meters away. He was buried in a common grave. The location of the staircase on which the gesture took place took place only in 1958 thanks to the research of General Guido Amoretti (1920-2008), a passionate archaeologist and scholar of homeland history. In a petition sent to Duke Vittorio Amedeo II on February 26, 1707, Pietro Micca's widow asked for a pension. In the request it is written that her husband carried out an order from Colonel Giuseppe Amico di Castellalfero, perhaps offering himself as a volunteer "invited by the generosity of his soul to go and set the mine on fire, despite the evident danger of his life". The widow Maria Bonino obtained an annuity of two loaves a day and remarried in 1709 with a certain Lorenzo Pavanello, from whom he had his son Francesco.
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Il soldato Pietro Micca morì poco prima dei trent'anni riuscendo però nel suo intento di salvare la città dall'invasione francese e per questo motivo è considerato un eroe patriottismo popolare. Accortosi della presenza dei nemici nei cubicoli che portavano all'interno della Cittadella, decise di far esplodere una mina, facendo guadagnare tempo all'esercito sabaudo che potè respingere l'assedio. L'opera fu commissionata a Giuseppe Cassano, che seguì anche i lavori del Monumento ad Alessandro La Marmora, collocato nell'omonimo giardino sull'altro lato di via Cernaia poco distante. Per volere del re Vittorio Emanuele II la statua venne fatta in bronzo nelle fonderie dell'Arsenale torinese.
The soldier Pietro Micca died shortly before the age of thirty but succeeded in his intent to save the city from the French invasion and for this reason he is considered a hero popular patriotism. Realizing the presence of the enemies in the cubicles that led to the interior of the Citadel, he decided to detonate a mine, making time for the Savoy army that was able to repel the siege. The work was commissioned to Giuseppe Cassano, who also followed the work of the monument to Alessandro La Marmora, located in the garden of the same name on the other side of via Cernaia not far away. At the behest of King Vittorio Emanuele II the statue was made in bronze in the foundries of the Turin Arsenal.

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