City of Gualtieri

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Piazza Bentivoglio, 26, 42044 Gualtieri RE, Italy

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ANTONIO LIGABUE, "IL MATTO" TORNA A GUALTIERI - PALAZZO BENTIVOGLIO. di anna scorsone alessandri A cinquant’anni dalla sua scomparsa, Antonio Ligabue “il matto”, torna a Gualtieri, il paese emiliano nel quale ha vissuto per oltre quarant’anni, con una grande antologica allestita nello spettacolare Salone dei Giganti di Palazzo Bentivoglio, recentemente restaurato. In mostra circa 180 capolavori tra opere dipinti, disegni, incisioni e sculture in terracotta, ripartiscono la produzione di Ligabue in tre fasce cronologiche e ne ripercorrono i motivi. Gli animali, i paesaggi svizzeri e padani, i ritratti e gli autoritratti di uno dei più geniali e originali artisti del Novecento italiano sono liberati dall’etichetta del genere “naif” che troppo spesso ha accompagnato la sua opera. Ha spiegato il curatore Sandro Parmiggiani: “L’opera di Ligabue ha finito per essere in parte oscurata dal racconto della sua vita, assolutamente eccezionale nella tragicità e nella sofferenza. Le ragioni dell’esperienza esistenziale sono sembrate inesorabilmente prevalenti rispetto a quelle artistiche. Ci si è dunque proposti di fare il percorso inverso: non dalla vita all’opera, ma dall’opera alla vita”. L’incontro con la pittura fu precoce e salvifico per Ligabue, dal 1920 in poi sarebbe stata la sua compagna di viaggio. Fino a destare l’interesse di altri artisti, critici e mercanti, che via, via lo sostennero. Ligabue fece nascere paesaggi feroci ed incantati, fiori e faune straziate da cromie accese, autoritratti e scene da fiaba. Nella sua tavolozza, Ligabue aggiunge ai colori inizialmente adottati nuovi gialli, blu e un magico rosso carminio, creando un fantastico repertorio di accordi cromatici che caratterizzerà la sua produzione degli Anni ’50. Uno dei temi caratteristici della sua pittura sono gli animali, spesso feroci, ma anche domestici. Centinaia di storie diurne, scavate nella notte della sua esistenza costellata di solitudini. Tanto erano brillanti le sue tele, tanto era mesta la sua condizione di naufrago. La follia di Antonio Ligabue, nella fragilità che lo esponeva all’emarginazione: non avere un posto nel mondo, non conoscere il senso dell’affetto, non possedere una direzione. La sua pittura è fatta di storie di piante, animali predatori, contadini, storie di un mondo semplice, storie intrise di una bellezza antica. Nel 1962 Raffaele Andreassi gli dedicò un documentario, trasmesso in TV solo nel 1977. Una testimonianza preziosa, in cui dipingere è anche compiere un rituale magico prima di esporsi all’incantesimo della visione; in cui i versi degli animali prendono il posto delle parole. La sua pittura così ingenua e così feroce, mai abbastanza compresa. La vita di Antonio Ligabue: disperata, segnata da frequenti ricoveri in manicomio. Nasce a Zurigo nel 1899 da padre ignoto. La madre, a nove mesi, lo affida ad una povera famiglia svizzera, con cui avrà sempre rapporti difficili. Intanto la madre sposa Bonfiglio Laccabue, originario di Gualtieri, che legittima Antonio dandogli il proprio cognome e lo rende cittadino italiano, ma non lo accetta in famiglia. Anni dopo l’artista si prenderà la soddisfazione di cambiarsi il cognome in Ligabue. Espulso dalla Svizzera, arriva a Gualtieri nel 1919, solo, senza parenti né amici, senza soldi e senza parlare l’italiano. La pittura sarà l’unico medicamento della sua tribolata esistenza. Dovrà aspettare il dopoguerra per avere una consacrazione artistica. Muore il 27 maggio del 1965, e seppellito nel cimitero di Gualtieri – sulla sua lapide viene posta la maschera funebre realizzata da Andrea Mozzali con la scritta “Al Matt (il matto). anna scorsone alessandri
ANTONIO LIGABUE, "IL MATTO" BACK TO GUALTIERI - PALAZZO BENTIVOGLIO. of anna scorsone alessandri Fifty years after his death, Antonio Ligabue "the fool" returns to Gualtieri, the Emilian town where he lived for over forty years, with a large retrospective set up in the spectacularly restored Salone dei Giganti in Palazzo Bentivoglio. On display, about 180 masterpieces including paintings, drawings, engravings and terracotta sculptures, share the production of Ligabue in three chronological bands and trace the reasons. The animals, the Swiss and Po Valley landscapes, the portraits and self-portraits of one of the most brilliant and original Italian twentieth-century artists are freed from the label of the "naive" genre that too often accompanied his work. The curator Sandro Parmiggiani explained: "The work of Ligabue ended up being partly obscured by the story of his life, absolutely exceptional in tragedy and suffering. The reasons for the existential experience seemed inexorably prevalent compared to the artistic ones. We therefore proposed to do the reverse path: not from life to work, but from work to life ". The encounter with painting was precocious and saving for Ligabue, from 1920 onwards it would have been his traveling companion. To the point of arousing the interest of other artists, critics and merchants, who supported it via, via. Ligabue gave birth to wild and enchanted landscapes, flowers and faunas torn by bright colors, self-portraits and fairytale scenes. In his palette, Ligabue adds to the colors initially adopted new yellow, blue and a magical carmine red, creating a fantastic repertoire of chromatic chords that will characterize his production of the Fifties. One of the characteristic themes of his painting are animals, often ferocious, but also domestic. Hundreds of diurnal stories, carved out of the night of its existence studded with solitudes. His canvases were so brilliant, so was his shipwrecked condition. The madness of Antonio Ligabue, in the fragility that exposed him to marginalization: not having a place in the world, not knowing the sense of affection, not having a direction. His painting is made up of stories of plants, predatory animals, peasants, stories of a simple world, stories steeped in ancient beauty. In 1962 Raffaele Andreassi dedicated to him a documentary, broadcast on TV only in 1977. A precious testimony, in which to paint is also to perform a magic ritual before exposing himself to the spell of vision; where the animal sounds take the place of words. His painting is so naive and so fierce, never quite understood. The life of Antonio Ligabue: desperate, marked by frequent admissions to a mental hospital. He was born in Zurich in 1899 by an unknown father. The mother, at nine months, entrusts it to a poor Swiss family, with whom she will always have difficult relations. Meanwhile, the mother marries Bonfiglio Laccabue, a native of Gualtieri, who legitimizes Antonio by giving him his surname and makes him an Italian citizen, but does not accept it as a family. Years later the artist will take the satisfaction of changing his surname to Ligabue. Expelled from Switzerland, he arrived in Gualtieri in 1919, alone, without relatives or friends, without money and without speaking Italian. Painting will be the only medicine of his troubled existence. He will have to wait for the post-war period to have an artistic consecration. He died on May 27, 1965, and buried in the cemetery of Gualtieri - on his tombstone is placed the funeral mask made by Andrea Mozzali with the inscription "Al Matt (the fool). anna scorsone alessandri

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