Associazione Cooperatrici Pastorali Diocesane

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Address :

Strada di Santa Bona Nuova, 112, 31100 Treviso TV, Italy

Phone : 📞 +98
Website : http://www.cooperatricipastorali.it/
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City : Treviso

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Un posto bellissimo, dove vedi già entrando che regna la pace e la serenità, cosa non comune al giorno d'oggi
A beautiful place, where you see already entering that reigns peace and serenity, something not common nowadays
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In frazione Santa Bona di Treviso un sobrio edificio residenziale costituisce la "casa madre" e la sede centrale di una associazione di laiche secolari, "consacrate" con voti religiosi puramente privati (non sono dunque Suore, nè Religiose in genere), che in forza del carisma fondazionale e dello Statuto approvato dall'allora Vescovo di Treviso Mons. Paolo Magnani dovrebbero dedicarsi, in piccole èquipes o singolarmente a cooperare con il clero diocesano nelle sue attività pastorali, specie a livello parrocchiale o inter-parrocchiale. Un tentativo, cha ha un illustre precedente nella Archidiocesi di Milano (iniziato quando era Arcivescovo della Sede Metropolitana Ambrosiana il Cardinale Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI, 1963-1978) al cui modello anche l'associazione diocesana trevigiana guarda, di inserire le donne in una attività, quella della cura pastorale parrocchiale o in altre consimili attività nell'ambito della Diocesi e sotto la suprema potestà di governo del Vescovo, che è appannaggio del clero, ovviamente tutto maschile. Non lo so se questo tentativo, in questa modalità, possa funzionare. Lo stato di "Consacrazione" di queste Cooperatrici Pastorali Diocesane è puramente privato, e qualsiasi confessore potrebbe dissolverlo in qualunque momento. La dipendenza totale dalla Diocesi e l'inserimento nella Pastorale Diocesana sembra più che altro un tentativo di conferire a donne compiti riservati ai ministri ordinati cattolici, una sorta di "diaconesse" che sacramentalmente non sono tali e non possono esserlo. Ritengo che la cosa più efficace sarebbe costituire una unica grande Società di Vita Apostolica Internazionale (almeno in linea di principio, prevista dalle Costituzioni), esclusivamente femminile, con una Superiora Generale dipendente direttamente dalla Santa Sede di Roma, e costituita da Associate senza voti religiosi neppure privati (che sono del tutto inutili, se una associata vuole consacrarsi con i voti, ottenuta l'autorizzazione della superiora maggiore competente, potrebbe farlo alla presenza del proprio confessore, senza che questa consacrazione privata sia dirimente nella membership della associazione). Questa Società di Vita Apostolica di Ausiliarie ovvero Cooperatrici Pastorali Diocesane avrebbe delle Costituzioni approvate sempre dalla Santa Sede in cui è previsto, quale fine unico della SVA, il porsi a disposizione dei Vescovi Diocesani per cooperare con parroci, vicari curati, cappellani, ecc. nelle loro attività pastorali, o assumere attività di apostolato a livello diocesano, parrocchiale o inter-parrocchiale laddove il clero è scarso. Le superiore provinciali delle singole Province Societarie della SVA stabilirebbero delle convenzioni con i Vescovi Diocesani circa le attività ed opere da assumersi dalle associate, salvaguardando l'indipendenza "ad intra" della associazione e la sua "libertà" di missione, senza essere confinata ad una sola determinata Circoscrizione Ecclesiastica. Così la penserei io. Come stanno le cose adesso, mi sembra una soluzione ibrida e teologicamente e giuridicamente poco fondata.
In the hamlet of Santa Bona di Treviso, a sober residential building constitutes the "mother house" and the headquarters of an association of secular laity, "consecrated" with purely private religious vows (they are therefore not Sisters, nor Religious in general), which in force of the foundational charism and the Statute approved by the then Bishop of Treviso Mons. Paolo Magnani should dedicate themselves, in small teams or individually, to cooperating with the diocesan clergy in their pastoral activities, especially at the parish or inter-parish level. An attempt, which has an illustrious precedent in the Archdiocese of Milan (begun when Cardinal Giovanni Battista Montini, later Pope Paul VI, 1963-1978 was Archbishop of the Ambrosian Metropolitan See, 1963-1978) to which the Treviso diocesan association also looks, women in an activity, that of parish pastoral care or in other similar activities within the diocese and under the supreme power of governance of the Bishop, which is the prerogative of the clergy, obviously all male. I don't know if this attempt, in this mode, will work. The state of "Consecration" of these Diocesan Pastoral Cooperators is purely private, and any confessor could dissolve it at any time. Total dependence on the diocese and inclusion in the diocesan pastoral care seems more like an attempt to confer on women tasks reserved for ordained Catholic ministers, a sort of "deaconess" who are sacramentally not such and cannot be. I believe that the most effective thing would be to establish a single large Society of International Apostolic Life (at least in principle, provided for by the Constitutions), exclusively female, with a Superior General directly dependent on the Holy See of Rome, and constituted by Associates without religious vows. even private individuals (which are completely useless, if an associate wants to consecrate herself with vows, having obtained the authorization of the competent major superior, she could do so in the presence of her confessor, without this private consecration being decisive in the membership of the association). This Society of Apostolic Life of Auxiliaries or Diocesan Pastoral Cooperators would have Constitutions always approved by the Holy See in which it is envisaged, as the sole purpose of the SVA, to make itself available to Diocesan Bishops to cooperate with parish priests, cured vicars, chaplains, etc. in their pastoral activities, or take on apostolic activities at the diocesan, parish or inter-parish level where the clergy is scarce. The provincial superiors of the individual SVA Corporate Provinces would establish agreements with the Diocesan Bishops regarding the activities and works to be undertaken by the members, safeguarding the "ad intra" independence of the association and its "freedom" of mission, without being confined to a only specific Ecclesiastical Circumscription. I would think so. As things stand now, it seems to me a hybrid solution that is theologically and juridically unfounded.

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